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Perché un Master in Public History?

Nasce in Italia il primo Master in Public History, presso il Dipartimento di Studi linguistici e culturali dell'Università di Modena e Reggio Emilia (anno accademico 2015-16)

La notizia di per sé è straordinaria, con tutti gli auguri e scongiuri del caso. E' però forte la tentazione di chiedere subito agli organizzatori perché questa iniziativa, così in ritardo rispetto ad altri Paesi, è nata "in provincia", nella graziosa città di Modena, e non a Roma, Milano o Napoli, con le loro imponenti risorse e strutture accademiche.

"Non dimentichiamoci che Modena ha un passato di capitale di Stato e incorpora alcune eccellenze conosciute a livello mondiale, dalla Ferrrari al Festival di filosofia", dice Lorenzo Bertucelli, professore di storia contemporanea che insieme al collega Paolo Bertella Farnetti ha organizzato il master. "Non starei neanche a scomodare la glocalisation - continua - penserei piuttosto alla sedimentazione prodotta dal lavoro di un 'distretto culturale' dell'Emilia centrale che ha avuto fra i protagonisti anche gli enti che collaborano al master (gli Istituti Storici di Modena e Reggio Emilia, la Fondazione Fossoli, l'Istituto Cervi). Parliamo di un'eredità prodotta da un territorio attraversato dalle grandi vicende della storia - in particolare la seconda guerra mondiale che ha visto concentrati qui tutti gli aspetti 'tragici' ed 'eroici' che l'hanno caratterizzata - e che soprattutto si è sempre RACCONTATO in relazione alla propria storia. Di qui una particolare sensibilità verso il discorso pubblico e la narrazione della storia come trama comunitaria costruita e innervata dal tessuto associazionistico e più in generale dalla forte partecipazione dei cittadini nello spazio pubblico (incluso quello politico). Nei decenni tra la fine della guerra e gli anni '80 del secolo scorso ciò si è spesso tradotto anche in un 'uso pubblico della storia', nel senso classico, ma ora quella tradizione può essere declinata nel XXI secolo, sfruttandone le attitudini e le potenzialità, in una buona pratica di Public History. La ricca rete di associazioni, musei, enti, centri culturali che stanno dentro questo humus comunitario, permette al Master di posizionarsi al centro di un network di conoscenze, pratiche e professionalità che appare particolarmente fecondo per gli scopi e la finalità della PH. E naturalmente per gli stage degli studenti che quindi possono usufruire di una articolata e sperimentata gamma di possibilità nazionali e internazionali."

Una città di provincia sì, ma piena di iniziative e di contatti internazionali, che è stata all'avanguardia nell'attuazione dei distretti industriali, pronta a cimentarsi nella costruzione di un nuovo 'distretto culturale'.

"L'obiettivo della PH è chiaro: far uscire la storia dall'università, farla fruire da un pubblico più vasto, da tutti, con tutti gli strumenti possibili." aggiunge Paolo Bertella Farnetti, "E' la risposta corretta all'innegabile domanda di storia che arriva dalla nostra società. Una domanda che viene spesso disattesa dagli storici tradizionali e che quindi viene affrontata per lo più da dilettanti volenterosi, più o meno in buona fede, con grave rischio per la verità storica. La storia accademica avrebbe molto da guadagnare dallo sviluppo della PH. Partendo sempre da una metodologia scientifica i professionisti della PH vogliono arrivare a far amare la storia, a farla diventare un valore condiviso e a coinvolgere il pubblico in questo processo. In Italia già molte iniziative fanno parte della Public History senza averne la consapevolezza. E' ora di dare rigore e visibilità a questa tendenza, è ora di utilizzare fino in fondo il patrimonio storico italiano, che è una ricchezza spesso immobilizzata".

Fabio Luppi